Una casa per le associazioni cattoliche
Casa Pio X nasce sul finire degli anni Quaranta, nell’immediato dopoguerra, in un clima di disorientamento in cui la città si pone alla ricerca di un nuovo assestamento politico e morale. A Padova infatti, dopo la dispersione causata dalle guerre, si impone la necessità di riorganizzare le associazioni esistenti e di far crescere su solide basi le nuove organizzazioni aderenti e coordinate a quelle.
La Casa nasce proprio con l’intento di divenire un luogo di aggregazione di persone, la sede e il punto di riferimento dell’attività organizzata dei laici cattolici. L’idea risale agli anni 1945-46 ed è sostenuta dal vescovo Carlo Agostini. Anche la posizione scelta per l’edificio, accanto alla curia vescovile, è in funzione dello stretto legame che unisce le due realtà: la guida pastorale della diocesi e la sede delle opere cattoliche diocesane. La Casa è inaugurata il 24 dicembre 1950 dal vescovo Girolamo Bortignon e viene intitolata a papa Pio X, allievo del seminario vescovile di Padova dal 1850 al 1858 e del quale era in corso la causa di canonizzazione; fermo nella lotta contro il “modernismo”, fu anche ideatore di iniziative coraggiose in campo pastorale.
Gli anni Cinquanta
Voci di giovani nei corridoi
Attorno alla Casa Pio X, fin dal suo sorgere, gravitano moltissimi giovani, aderenti alle associazioni che vi trovano sede. Qui confluiscono dalla periferia della città, dai paesi e dalle campagne della diocesi per le pratiche di segreteria, per gli incontri con i presidenti, i delegati e gli assistenti dei settori, per avere consigli, sussidi, direzione spirituale; e a centinaia i giovani giungono per le adunate che periodicamente si tengono nella sala interna e, in seguito, nel teatro.
La Casa vive sette giorni su sette; gli ambienti infatti sono frequentati di giorno, negli orari d’ufficio, ma si animano e vivono soprattutto di sera, di sabato e di domenica quando si fa più intensa l’attività delle associazioni.
La Casa diventa la base operativa da cui partono direttive e proposte, dove si programmano le iniziative di carattere formativo, culturale, sportivo, turistico, che si irradiano poi in tutta la diocesi. È una sorta di motrice delle opere cattoliche, centro operativo, di pensiero, di incontro, di formazione, che il vescovo Girolamo Bortignon amava definire “il seminario per i laici”.
I giovani di Casa Pio X sono legati da un’identità molto forte e formano un cenacolo in cui l’impegno associativo si unisce alla tensione spirituale e cristiana, all’amicizia e all’allegria. È qui che si forma gran parte dello scacchiere politico ed economico degli anni Sessanta.
Le prime associazioni ad “abitare” la Casa sono l’Azione Cattolica, le Acli, il Csi, il Cif, il Centro cinematografico cattolico. In seguito sono venuti il Centro turistico giovanile, i diversi segretariati (per la moralità, la buona stampa, le attività sociali e lo spettacolo), la redazione padovana del quotidiano Avvenire, il ritrovo per i militari, la San Vincenzo, l’Asci e l’Agesci, il movimento dei maestri cattolici e altri ancora.
Fin dall’inizio, inoltre, la Casa ha previsto la residenza per gli assistenti ecclesiastici diocesani dell’Azione cattolica, che formano la cosiddetta “Comunità degli 80 scalini”; tanti infatti sono i gradini da percorrere per raggiungere l’ultimo piano, dove si trovano gli appartamenti dei sacerdoti che hanno il compito di seguire la formazione dei dirigenti delle associazioni perché preparino uomini e donne capaci di effettuare un’azione di apostolato che sia efficace nell’ambiente in cui operano.
Gli anni Sessanta
I servizi: il teatro e la mensa
Ben presto la Casa diventa piccola per contenere tutte le attività, le persone, il fervore cresciuto attorno alle associazioni. Si rende perciò necessaria la costruzione di un secondo settore, che si realizza tra il 1954 e il 1956.
Qui trova spazio anche un pensionato per i laureati avviati alla carriera universitaria, voluto dal vescovo Girolamo Bortignon per favorire la presenza nell’ateneo patavino di docenti di ispirazione cattolica.
Oltre a nuovi spazi per gli uffici e le attività, le associazioni guadagnano due preziosi servizi: il teatro e la mensa per studenti e lavoratori.
Il teatro, della capienza di quasi 900 posti, nasce per far fronte alla necessità della diocesi di disporre di una sala convegni in cui accogliere assemblee e ospitare iniziative di carattere culturale. Il Cinema Teatro Pio X diventa inoltre la più grande sala padovana che propone proiezioni e spettacoli “per la gioventù”.
La mensa deriva dall’esigenza di offrire un pasto caldo agli studenti delle scuole superiori, in particolare quelli degli istituti tecnici che hanno il rientro pomeridiano. Ogni giorno, tra le 12.30 e le 14 nei locali sotto il teatro si avvicendano due turni, ciascuno di 500 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni, che oltre a pranzare trovano qui attività ricreative, come brevi proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri, incontri con personaggi, quiz, gestite dall’Azione cattolica. Dopo la metà degli anni Sessanta la gestione della mensa, aperta anche ai lavoratori, passa all’amministrazione di Casa Pio X e nel 1975 alle Acli.
Gli anni Settanta
La libertà ferita dalla violenza
Negli anni Settanta Casa Pio X continua a essere il centro propulsivo e di coordinamento dell’attività delle associazioni del laicato cattolico. Nonostante le tensioni che agitano anche il mondo cattolico padovano, infatti, la rete associativa mantiene una presenza capillare che ricopre diversi ambiti della società civile: dallo sport all’insegnamento, dallo scoutismo all’assistenza, dalle mense ai collegi studenteschi alla formazione professionale.
Nel 1977, nel pieno degli “anni di piombo” e del terrorismo, un gruppo di teppisti prende di mira la Casa. Il 12 marzo una quarantina di giovani estremisti irrompono nell’edificio e lanciano alcune bottiglie incendiarie che devastano la portineria e il centro padovano delle comunicazioni sociali, dove da circa un anno trasmette anche la radio libera Erre Tre.
«Il grave episodio si inserisce in una logica di violenza, che partendo dal rifiuto di qualsiasi libero confronto democratico, tende a colpire ogni possibilità di intervento e dibattito nella società italiana» è il commento delle associazioni cattoliche che, respingendo le intimidazioni, vogliono riaffermare «l’impegno nella difesa della libertà e nella promozione di una partecipazione personale e comunitaria nei vari momenti della vita sociale, riproponendo con ferma convinzione la necessità di una rigorosa azione educativa da parte di tutti i cristiani».
Gli anni Ottanta e Novanta
L’ingresso degli uffici diocesani e l’apertura all’Università e alla città
Dalla metà degli anni Ottanta in Casa Pio X trovano ospitalità anche alcuni uffici diocesani, essendo il palazzo vescovile ormai troppo “stretto” per poter accogliere i diversi e numerosi settori pastorali nati per soddisfare le crescenti esigenze della diocesi.
In questo stesso periodo la Casa intensifica i rapporti con l’Università (in atto già dalla fine degli anni Sessanta), mettendo a disposizione alcuni spazi, le sale interne e il teatro, per le lezioni.